18 luglio 2019 – Intervista a Repubblica di Goffredo De Marchis. La sinistra si svegli. Colga i segnali di «autonomia» rispetto all’alleanza di governo che vengono dal Movimento 5 stelle. Massimo D’Alema non si rassegna al fatto che l’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea e i voti determinanti dei grillini siano passati «quasi sotto silenzio». Invece c’è molto da lavorare intorno a quanto è successo a Strasburgo l’altro ieri. Anche a Roma. Per capire cosa si muove nel mondo pentastellato, per infilarsi nelle crepe della maggioranza, per fare politica.
Perché è così importante lo strappo europeo tra Lega e 5 stelle?
«Perché trovo molto significativo il fatto che i 5 stelle si siano smarcati così clamorosamente dalla Lega per votare questa von der Leyen che poi non è la fine del mondo. È un voto che pesa, è stato determinante e quindi a maggior ragione vengono a galla le difficoltà dell’alleanza di governo. Hanno compensato persino i contorcimenti di una sinistra che come si vede non è in difficoltà solo in Italia».
Si riferisce ai tedeschi della Spd?
«Non si capisce cosa li abbia portati alla scelta di votare contro l’esponente della Cdu visto che poi ci governano insieme in Germania. Allora dimettetevi dal governo. Una confusione assoluta. Se von der Leyen non fosse passata sarebbe stata una vittoria della destra e un colpo mortale per la Merkel».
Come sarebbe finita?
«Che i sovranisti avrebbero detto: adesso dovete negoziare con noi. Invece proprio il voto dei 5 stelle ha impedito che succedesse».
E secondo lei è stato anche un voto contro la Lega schierata per il no alla presidente?
«I 5 stelle sono forse un po’ sprovveduti ma non credo fino a questo punto. Sapevano cosa stavano facendo e se ne sono strafregati di Salvini e delle sue scelte. Hanno il vicepresidente del Parlamento Fabio Massimo Castaldo che mi sembra in gamba. Non è affatto un fesso. Lui sicuramente era consapevole di un voto pesante, determinante. E che la decisione alla fine avrebbe avuto un significato più grande del semplice sì».
Cosa significa per la politica italiana?
«Quel voto ci dice che il Movimento 5 stelle si può cominciare a muovere in autonomia. Infatti Salvini lo ha capito e ha contestato duramente il voto dei grillini. Lui sembra essersi accorto del senso di quella votazione. Molto più di altri».
Il Pd invece continua a dire mai un governo con i 5 stelle, come ha fatto anche ieri il segretario Zingaretti. Dovrebbe cambiare linea?
«Cosa fa la sinistra italiana dovete chiederlo a loro, ai dirigenti di quella forza politica. Io ho scoperto una cosa molto semplice: che per uscire dal dibattito della sinistra basta uscirne. È facile».